Gite turistiche
Il Castello medievale
In località Castello (centro antico), sono ancora visibili i ruderi di una fortezza della cui esistenza parlano già dei documenti dell’XI secolo.
Rifatto in età normanna ed aragonese, in questo maniero nel 1375 furono celebrate le nozze di Margherita d’Aragona. Fu poi abbandonato in seguito ai gravi danni subiti dal corpo di fabbrica centrale per l’evento sismico del 1694.
Sono visibili attualmente sulla collina brevi tratti delle vecchie cortine murarie difensive ed una torre quadrangolare il cui basamento piramidale in trachite viene tradizionalmente attribuito all’XI secolo.
Il Santuario di San Gerardo
Del complesso religioso originario (VI secolo) non restano più tracce.
Il Santuario è formato attualmente da un chiesa nuova (1971) e dalla vecchia basilica (1755) ricostruita nel 1913 e di recente restaurata.
Non manca un convento, con chiostro circondato da portici, fondato nel 1746 da S. Alfonso dei Liguori. Vi si conservano all’interno i resti osteologici di S. Gerardo Maiella, qui morto nell’ottobre 1755 e santificato nel 1904.
Chiesa di San Vito
Dopo la distruzone del nuovo Oppido nacque, su un'alta e amena collina, contemporaneamente ad altri insediamenti, la Terra di Pietra Borraea, costituita da un castello con relativo casale della chiesa di Santa Maria ad Nives, sotto la giurisdizione dei Balbano, feudatari di Caposele.
La chiesa di Santa Maria di Boiaro, caduta in rovina, fu restaurata da fra Francescantonio Masucci, gentiluomodi Volturara divenuto eremita.
Il beato, ai tempi della peste del 1656, aveva assunto impegno di governare gli appestati ma fu poi egli stesso contagiato.
Nella cupoladi quella chiesa maggioresi seppellirono ben 2.500 anime: solo 500 saranno gli abitanti che scaperanno al flagello.
Poco distante dal borgo, sopra un pietrone che si stacca isolato dalle colline, si emerge un'antica cappella dedicata a San Vito, martire sepolto nella villa Mariannaa poca distanza dal Silaro.
Per accedere all'eremo bisogna risalire i disordinati scalini intagliatinella stessa roccia. Alla sommita della scalinata, un arco spiana la via alla chiesetta.
Lo stamma che porta in centro, raffigurante il blasone del feudatario del 1700, il principe Inigo Rota, ha la particolarità di essere stato volutamente incastrato capovolto. Fu lo stesso principe, i ruderi del cui castello sono poco lontani, a farlo apporre in quel modo, allorquando, persa l'autorità su quelle terre, si trasferì a Napoli donando i suoi beni al clero.
Nel giorno dedicato a San Vito accorrono su questa rupe centinaia di cittadini provenienti da Caposele e dai paesi limitrofi per invocare l'intercessione del santo affinché li tuteli dai morsi dei cani rabbiosi tenendoli a difesa del pericolo.
DA VISITARE IN UN MINI TOUR:
IL MUSEO DELLE ACQUE
PARCO FLUVIALE E PARCO DELLA MADONNINA
LA CHIESA DI SAN LORENZO
LE SORGENTI DEL SELE
LE MACCHINE DI LEONARDO
INFORMAZIONI:www. caposeleturismo.it